Cos’è la direttiva Bolkestein per le concessioni balneari e perché l’Italia ne ritarda l’applicazione

Concessioni balneari, le ultime notizie

26 Agosto 2024

15:53

La direttiva Bolkestein è una norma europea che impone una serie di regole a favore della concorrenza. Negli anni diversi governi hanno prorogato le concessioni per le spiagge, disapplicando la normativa a favore dei balneari. Per questo la Commissione Ue ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia. Dopo le ferie estive il governo Meloni dovrà affrontare la questione.

La direttiva Bolkestein è una norma europea che impone una serie di regole a favore della concorrenza nel settore dei servizi. In Italia, dove la direttiva è stata recepita con il decreto legislativo n.59 del 2010, da anni se ne parla soprattutto in relazione a concessioni balneari e ambulanti.

Nonostante il recepimento però, i diversi governi che si sono succeduti hanno tentato di aggirare la direttiva, ricorrendo a continue proroghe della scadenze per le concessioni. Uno degli aspetti più contestati dagli operatori del settore infatti, riguarda l’obbligo di messa al bando delle concessioni demaniali previsto a tutela della libertà di stabilimento e della libera circolazione dei servizi.
Tuttavia, la mancata applicazione della Bolkestein ha procurato all’Italia l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea. Di recente, si è tornati a parlare della questione dopo che anche l’Antitrust si è espressa contro i rinnovi automatiche delle concessioni balneari. Al momento, il governo Meloni starebbe lavorando a un provvedimento per definire le modalità di assegnazione e per prorogare, ancora una volta, le attuali autorizzazioni.

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Cos’è la direttiva Bolkestein e cosa prevede: il testo della norma Ue La direttiva 2006/123/CE, conosciuta anche come Bolkestein dall’allora commissario europeo per il mercato interno Frederik Bolkestein, è una norma approvata nel 2006 dalla Commissione Ue guidata da Romano Prodi. Il provvedimento si propone di rimuovere gli ostacoli alla libertà di stabilimento e di promuovere una maggiore competitività nel mercato dei servizi tra tutti gli operatori europei. La direttiva, dunque, impone di assegnare concessioni demaniali e servizi pubblici tramite gare pubbliche e accessibili a chiunque. In particolare, “le procedure e le formalità di autorizzazione devono essere chiare, rese pubbliche preventivamente e tali da garantire ai richiedenti che la loro domanda sarà trattata con obiettività e imparzialità”, si legge.

Con riferimento alla questione balneari (e non solo), la norma comunitaria stabilisce che “nel caso in cui il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche, è opportuno prevedere una procedura di selezione tra diversi candidati potenziali, al fine di sviluppare, tramite la libera concorrenza, la qualità e le condizioni di offerta di servizi a disposizione degli utenti”. Le gare quindi, dovranno ispirarsi ai principi di trasparenza e di imparzialità, mentre l’autorizzazione “non dovrebbe avere una durata eccessiva, non dovrebbe poter essere rinnovata automaticamente o conferire vantaggi al prestatore uscente”. La scadenza della concessione infatti, “dovrebbe essere fissata in modo da non restringere o limitare la libera concorrenza al di là di quanto è necessario per garantire l’ammortamento degli investimenti e la remunerazione equa dei capitali investiti”, si legge ancora.

Perché l’Italia non ha ancora applicato la direttiva Bolkestein del 2006

Come detto, negli anni, l’Italia ha disatteso la direttiva Bolkestein, recepita nel 2010 dall’allora governo Berlusconi. I continui rinvii da parte dei governi che si sono succeduti (di colori politici diversi) sono stati spesso un tentativo per non scontentare quelle categorie, ambulanti e balneari in primis, che potrebbero essere colpite da una nuova messa a gara. I titolari delle concessioni in scadenza infatti, hanno più volte protestato perché non venissero bandite nuove gare, per paura di perdere i loro spazi. Fin da subito la Lega (insieme ad altri partiti di destra) si è presa carico degli interessi dei balneari, assicurando che la Bolkestein non avrebbe trovato applicazione. Per evitare le sanzioni dell’Unione europea, il governo Meloni ha provato a ricercare una terza via: una mappatura delle spiagge per dimostrare che non c’è scarsità di risorse e che, dunque, non servono nuovi bandi.

Le conclusioni raggiunte non hanno convinto né la Commissione europea, né l’Antitrust che ha ribadito come sia evidente una “situazione di notevole scarsità (in alcuni casi inesistenza) che caratterizza le aree demaniali a disposizione dei nuovi operatori;  situazione che è ancor più pronunciata se si considerano gli ambiti territoriali comunali o comunque si prendono come riferimento porzioni di costa ridotte”. La procedura di infrazione e cosa potrebbe succedere alle concessioni balneari A novembre 2023 la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per “violazione della Direttiva servizi (Bolkestein) e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”. Con un parere motivato, l’esecutivo Ue ha dato due mesi di tempo al governo italiano per conformarsi alla normativa e mettere a gara le concessioni. Da quel momento è partito un braccio di ferro tra Roma e Bruxelles che ha visto l’intervento persino del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con una missiva indirizzata a Giorgia Meloni e ai presidenti di Camera e Senato, il Capo dello Stato ha sottolineato la necessità intervenire velocemente su questo tema, bacchettando il governo per i numerosi rinvii.

Se non si adeguerà rapidamente alla direttiva Ue, l’Italia, infatti, rischia una maxi-multa che si aggiungerebbe agli oltre 800 milioni di euro già versati dal nostro Paese nell’ambito di altre procedure d’infrazione. Intanto il governo è allo studio di diverse possibili soluzioni, tra cui una mini-proroga da inserire in un decreto Salva-infrazioni. Un’altra proposta arriva da Forza Italia ed è quella del parternariato pubblico-privato. In sostanza, per evitare di sottoporre i titolari delle concessioni a gare pubbliche, questi ultimi dovrebbero impegnarsi a realizzare opere d’interesse per la comunità, ad esempio nel campo della sostenibilità ambientale. Ad ogni modo, per il governo Meloni il tempo stringe: dopo le ferie estive, la questione balneari dovrà essere risolta.

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